I Valdagni e gli Albano
Gigliola Tallone
Dedicato a Claudio Valdagni Settembre 2013
Questa è una di quelle fortunate storie che fanno orgogliosi di dirigere un archivio. Claudio Valdagni, un simpatico quanto intraprendente ragazzo venne personalmente da Treviso a trovarmi in Archivio (niente via email!), così, all’antica, col treno e con non poco impegno per il viaggio di andata e ritorno.
Ho quindi i suoi documenti preziosi, riguardanti la sua parentela con gli Albano, ma solo ora ho il tempo di fare un breve pezzo in questo sito, e non so dove rintracciarlo! Non ho un suo recapito, e il telefono ahimè non lo reperisco. Spero che veda il mio tardivo intervento, e che mi scusi per il ritardo, ricevendo il mio caro saluto.
Elisa Albano, di cui parlo profusamente nel libro dedicato alla mia prozia Virginia Tango Piatti, nobile e cara amica della mia famiglia, da me frequentata nel dolce passato di gioventù, era proprietaria di un fondo chiamato Gran Vigna, nei pressi di Almese. Claudio discende dallo stesso ramo famigliare. Dai documenti del testamento dell’avvocato Carlo Albano, sappiamo i nomi dei quattro figli: Eleonora maritata Siotto Pintor, Luigia Albano (detta zia Zè), Aureliano (padre di Elisa Albano) e Eugenia maritata Valdagni.
Belle e commoventi le foto portatemi da Claudio Valdagni, che qui riporto.
Elisa Albano (col ventaglio) e il cugino Angelo Valdagni (col farfallino)
Elisa Albano col nonno Carlo
Elisa bambina
Luigi Valdagni
Lugi Valdagni
Eugenia Albano Valdagni
E qui scopriamo un grande personaggio, il marito di Eugenia Albano, Luigi Valdagni, nato a Pergine il 1830 e mancato il 1910.
Dottore in medicina e chirurgia della Regia marina militare, fece la campagna di Custoza e Lissa e fu decorato con la medaglia d’argento al valor civile per l’epidemia del colera ad Ancona. Di stanza all’Isola della Maddalena, si era recato a Caprera per curare Giuseppe Garibaldi.
Fu ufficale medico imbarcato nella pirocorvetta San Giovanni comandata da Emilio Fadibruno, in missione presso consolati e ambasciate italo americane ( vedi anche in Wikipedia).
Claudio mi ha portato anche la poesia scritta da Virginia Tango dedicata ad Aureliano Albano. Per la bibliografia di Virginia, avevo trovato la stessa poesia pubblicata nella rivista “Al mare “ di Alassio del 1911, ma quasi sicuramente scritta l’anno della morte di Aureliano, il 1908. L’affetto e la stima di Virginia per Aureliano era profondissimo, così come il legame per la figlia Elisa.
Due lunghi articoli (senza il nome della testata) pubblicano un’ampio ricordo di Aureliano Albano, a cura dell’Associazione della stampa, di cui Aureliano era stato tra i fondatori.
Leggo alcune notizie inedite sulla gioventù di Aureliano Albano, legata al nome di Garibaldi, cosa che fa supporre una conoscenza diretta con Luigi Valdagni, marito della sorella Eugenia.
Aureliano Albano, la moglie Elvina e la figlia Elisa
Aureliano Albano
Estrapolo dall’articolo intitolato “La morte di Aureliano Albano”
“…Era appena diciannovenne quando nel 1860 fuggì dalla sua casa nel natio Piemonte per correre sotto le bandiere di Garibaldi, incorporandosi nella seconda spedizione di Sicilia e chi lo ebbe compagno lo ricorda quando, aggregato nella divisione Cosenza prima e in quella di Bixio poi, era sempre tra i primi a chiedere di occupare gli avamposti. Da Milazzo al Volturno prese parte a tutti i combattimenti garibaldini, ma del suo coraggio e del suo spirito di sacrificio fecere fede solo i suoi commilitoni, giacchè la sua naturale e sincera modestia non gli permise mai di rivelare questa bellissima tra le pagine della sua vita onorata…”.
Fu impiegato al ministero della Marina come capo sezione addetto al gabinetto di un sotto segretario di Stato, ma preferì spezzare la sua carriera per non rendersi complice di un atto aministrativo ingiusto di cui non volle essere complice. Fu giornalista, in particolare nei giornali dell’America del nord, allo scopo di difendere e proteggere i nostri emigranti. Fondatore e componente attivo dell’Associazione della Stampa.
“…la vita intemerata, di un onesto nel più ampio senso della parola, di un uomo che sui campi di battaglia, nell’amministarzione dello Stato e nel giornalismo combattè sempre per la verità a beneficio degli altri e che appunto per ciò lascia con la sua dipartita il rimpianto più profondo, tra quanti hanno fede ancora nella umana bontà.”